Della Nobilta et Eccellenza delle Donne, Dalla Lingua Francese Nella Italiana Tradotto: Con Una Oratione Di M. Alessandro Piccolomini in Lode Delle Medesime
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Titre:Della Nobilta et Eccellenza delle Donne, Dalla Lingua Francese Nella Italiana Tradotto: Con Una Oratione Di M. Alessandro Piccolomini in Lode Delle Medesime
Auteur: Piccolomini, Alessandro (1508–1579)
Date de publication: 1549
Édition transcrite: (Venise: Gabriel Giolito de Ferrari, 1549)
Source de l’édition: Google Books.
<https://play.google.com/store/books/details?id=johXAAAAcAAJ>
Transcription par: Martina Orlandi et Cassandra Marsillo, université McGill.
Principes généraux de transcription:.
Statut: Complétée, pas encore corrigée, version 1.0, juin 2017.
Ce travail fait partie du projet L’égalité et la supériorité dans les traités féministes de la Renaissance et de l’époque moderne, un projet financé par le Conseil de recherches en sciences humaines du Canada.
LE TEXTE COMMMENCE APRÈS CETTE LIGNE
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ALLA ILLVS
SIGNORA BUONA SVARDA
DA SAN GIORGIO
POICHE il ualor di V. S. fu sempre una, et delle maggiori difese delle Donne, si come cosa di tanto pregio, che non pure a coprire I difetti, ma di gran lunga se solo e sofficientissimo ad accre scergli splendore, et ornament, io ho giudicato conuenirsi molto alla profession di lei questa opera, laquale parla della eccellenza delle Donne. Non perche V. S. habbia bisogno, che le siano insegnati
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quei gradidi perfettione, et quei termini di grandezza, iquali meritamente pondono in honore et riuerenza le Donne appresso gli huomini di guidicio: ma perche, mostrando a i nemici loro, onde deriuano le lodi di uoi alter, cioe di propria bocca di di quegli, che sono usati biasimarui, et portarui inuidia, ella possa piu ageuolmente confondere la militia, et iniquita sua. Perche se nel V. S. queste medesime et alter piu efficacy ragioni potesse mostrar loro uscite del profondo ingegno di quella, tuttauia non sarebbono si leggiermente credute, quanto saranno poiche elle uengano dall’animo di loro stessi. Benche se uorranno riguardare ai meriti di V. S. et all’eccellenza delle uirtu due, non potranno
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se non honorare, et hauere in pregio le donne per rispetto di lei. Prenda dunque V. S. il dono, ch’io le faccio, et come degno di lei, et come conueniente all’affettione, ch’io porto generalmente al sesso uostro, et la riuerenza particolare, che la mia seruitu sempre hauera uerso la S. V. alla cui buona gratia con ogni humilta mi raccomando, et bacio le mani. Alli xii. di Setetmbre MDXLIII. Di Vinegia.
Di V. S.
Seruitore
Gabriel Giolito de Ferrari.
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DELLA NOBILTA
ET ECCELLENZA
DELLE DONNE.
DIO ottimo massimo, creatore di tutte le cose, padre et sommo bene dell’umo et dell’altro sesso, pienissimo di fecondita creò l’huomo simile a se, creandolo maschio et femina. La differentia de iquai sesso non consiste senon nella diuersita delle parti del corpo, nellequali l’uso del generare ricercaua diuersità necessaria. Ma et al maschio et alla femina diede la medesima et totalmente indifferente forma de l’anima: tra lequali non ci è ueruna differentia di sesso. La donna parimente con l’huomo ha per forte hauuto la medesima ragione, mente, et fauella: et tende ad uno istesso fine di beatitudine, pue non piu useranno l’ufficio di quello; ma si promette loro la similitudine de gli angeli. Adunque fra l’huomo et la donna, inquanto all’essentia dell’anima, nuina cagione
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ui ha, onde per la nobiltà l’uno debbia precedere all’altro: ma a ciascuno di loro è innata una pari libertà di degnitade. Nelle altre cose poi, oltra la diuna essentia dell’anima, laquali sono nel maschio, la inclita donnesca stirpe quasi infinitamente è piu nobile della dira generatione de gli huomoni. Il che allhora pur sarà prouato et confermato; mentre questo istesso, et quel che è la nostra intentione, sarà dimostrato non con parole finte et false, ne con cauillationi logicali, con le quali molti sophiti sogliono inuiluppare gli huomini; ma con la difesa et soccorso di ottimi auttori, con le ueraci historie delle cose fatte, con manifeste ragioni, et con testimonianza anchora delle scritture sante, et con le constitutioni della ciuile et canonica legge. Primieriamente adunque (accioche io pure incominci a trattar la materia) è fatta la donna tanto piu eccellente che l’huomo, quanto ella hebbe nome piu eccellente di lui: percioche Adam significa terra, et Eua è interpretata uita: et quanto la uita è piu degna della terra; tanto la donna all’huomo è da esser anteposta. Et non bisogna dire, che il far giudicio di esse cose da i nomi, sia debile argomento: imperoche noi sappiamo, che quel sommo artefice delle cose et de i nomi, primi conobbe le cose, che egli le nominasse: ilquale, conciosia che ingannar non si potesse, fabricò i nomi di maniera, che esprimissero la natura della cosa, la proprieta; et l’uso,; percioche (et questo ancho le Romane leggi testificano) la uerita de gli antiqui nomi è, che siano conuenienti alle co
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se, et che apertamente le significhino: et perciò appresso li Theologi, et appo li Iurisconsulti l’argomentare da i nomi è di grandissima importanza: si come leggiamo che è scritto di Nabal, che secondo il suo nome è stolto, et stoltitia è con esso lui, Onde san Paolo nella epistola a i Romani, douendo mostrare la somma eccellentia di Christo, usa tale argomento dicendo, Perche è fatto tanto migliore degli angeli, quando egli ha conseguito nome piu eccellente a comparatione loro. et in un altro luogo. Dettegli Iddio un nome, che è sopra ogni nome, che nel nome Giesu si pieghino tutte le ginocchia de i celesti, de i terrestri et de gl’inferi. Aggiungniui che non piccola forza dell’una et dell’altra legge si contiene nelle obligationi et significationi delle parole, nelle conditioni et dimostrationi, nelle conditioni apposite, et simili maniere di disputationi et capi delle leggi, come si puo comprendere in quegli istessi, et simiglianti altri titoli dell’una et dell’altra legge: percioche in essa argomentiamo dalla interpretatione del nome, similemente dalla forza del uerbo et del uocabolo, et anche dalla etimologia et forma del nome, et dell’ordine delle parole: percioche le leggi acutamente considerano le significationi dei nomi per potere in cotal modo cauarne qualche senso. Et anche Cipriano contra i Giudei argomenta, che il primo huomo pigliò il nome da i quattro cardini del mondo, che sono Anatole, Dysis, Arctos, Mesimbrios,
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che significa Oriente, Occidente, Settentrione, Mezogiorno. Et il medesimo nell’istesso libro interpreta il nome di Adam, perche la terra è fatta carne: benche tale espositione sia discordante da i detti di Moise, percioche appresso gli Hebrei si scriue non con quattro, ma con tre lettere; nondimeno cotale interpretatione non è da biasimare in cosi santo huomo, che non seppe la lingua hebraica, della quale molti santi et espositori delle sacre lettere senza biasimo ne furono ignoranti. Et se à me non si ha da concedere simile licentia, che mi sia lecito in lode del sesso feminile fingere una pari etimologia del nome di Eua; almeno da i secreti segni de i Cabalisti mi lascino dire solamente questo, che il nome della donna ha piu conformità co’l Tetragrammaton nome ineffabile della diuina omnipotentia, che non ha quello dell’huomo: ilquale co’l nome diuino ne in caratteri, ne in figura, ne in numero si conuiene. Ma di ciò hora lascieremo di parlare: percioche sono cose da pochi lette, et da meno intese, et ricercano narratione piu ampia, che in questo luono scriuerla si conuegna. Noi intanto inuestigaremo l’ecelleza della donna non pure dal nome; ma dalle cose istesse, da gli ufficij, et da i meriti. Consideriamo adunque (come dicono) le scritture, et cominciando dal principio della creatione diciamo che degnita superiore all’huomo habbia hauuto la donna nel primo ordine dello essere creati. Sappiamo che tutte le cose, che da Dio ottimo massimo
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sono state fatte, spetialmente in questo sono differenti, che alcune di esse perpetuamente rimangono incorrottibili, et altre soggiaceno alla corruttione et mutatione: et Iddio nel crearle procedette con questo ordine, che comincianco dal piu nobile di uno finisse nel nobilissimo dell’altro. Siche primieramente creò gli Angeli incorrottibili et le anime: percioche Agostino disputa, che l’anima del primo nostro parente, prima che formato fusse il corpo, fu creata insieme con gli Angeli. Creò i corpi incorrottibili, si come i cieli et le stelle: et gli elementi certamente incorrottibili; ma sottoposti à uarie mutationi, de quali tutte le altre cose alla corruttione soggette compose procedendo da i piu uili, per ciascun grado di degnita di nuouo ascendendo alla perfettione dell’uniuerso. Di qui primieramente iscurono i minerali, dipoi i uegetali, le piante, et gli arbori, poscia i Zoophyti, (cioè piane, animali) finalmente gli animali bruti, seguentemente i reptili, i pesci, gli uccelli, et i quadrupedi. Ma nell’ultimo creò due huomini simili à se, il maschio dico prima, et ultimamente la femina, nella quale si compirono i cieli et la terra, et ogni loro ornamento: percioche il creatore uenuto alla creatione della femina in quella si riposò, come non gli restasse da creare altra cose piu honorata: et in essa tutta la sapientia et potenza del fattore si terminò et compì: et oltra di lei altra ueruna creatura non si troua, ne immaginar si puote. Essendo
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adunque la donna l’ultima creata, et fine, et compimento perfettissimo di tutte le opere d’Iddio; chi negherà che ella per la somma eccellentia non sia sopra ogni creatura dignitissima? et senza lei il mondo già totalmente perfettissimo, et in ogni cosa compiuto sarebbe stato imperfetto, ilquale non si poté condurre a fine di perfettione altrimenti, che con una creatura molto piu perfetta di tutte le altre. Et in uero strana et non conueneuole cosa sarebbe il pensare, che Iddio hauesse finit si grande opera in alcuna cosa, che imperfetta fusse: percioche essendo il mondo fatto dal sommo artefice quasi interissimo et perfetissimo circolo, bisognaua che si finisse in quella parte, laquale in se stessa con un nodo unitissimo legasse il primo di tutte le cose on l’ultimo di ogn’una. Cosi la donna, mentre si fabrica il mondo, fra tutte le create cose inquanto al tempo fu l’ultima, et la medesima si per auttorita, come per degnitudine fu la prima nel concetto della mente diuina: si come di lei scriue il Propheta, Auantì che fossero creati i cieli la elesse Iddio et preelesse. Et è diuulgata quella sententia de i Philosophi, Sempre il fine, accioche io usi il lor modo di parlare, è primo nella intentione, et nella essecutione ultimo. et la donna fu la diretana opra d’Iddio, et da lui fu introdotta in questo mondo come regina di esso in un reale palazzo già preparatole, ornato et compiuto di tutti i doni. Meritamente adunque ella è amata, riuerita, et osseruata da ogni creatura,
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et ogni creatura meritamente le è soggetta, et la ubbidisce, essendo lei Regina et fine di tutte le creature, et perfettione et gloria in tutti i modi compiuta. Onde il sapiente disse di lei, Glorifica la generosita della donna hauendo familiarita con Dio: et anche il Signore del tutto amò quella. Oltra di ciò quanto per ragione del luogo, nelquale fu creata la donna, ella auanzi l’huomo di grado di mobiltade; le scritture sacre abbondantissimamente ce ne rendeno testimonianza: percioche la donna fu formata insieme con gli angeli nel paradiso, luogo parimenti nobilissimo et sommamente dilatteuole, ma l’huomo fu fatto fuori del paradiso in campo saluatico insieme con gli animali bruti, dipoi per crear la donna fu trasportato nel paradiso: et percio ella per una certa propria dote della natura, come auezza nell’eminentissimo luogo della sua creatione, guardando in giu da quanto uuoi suprema altezza, non patisce uertigine, ne se le abbagliano gli occhi, come a gli huomini suole accadere. Oltra cio, se interuiene che l’huomo et la donna insiememente si anneghino, rimosso ogni esteriore aiuto, ella piu lingamente dimora sopra l’acqua, doue l’huomo piu tosto ua a fondo et si sommerge. Ma che la nobilta del luogo importi alla nobilta della persona; le leggi ciuili et i canoni sacri manifestamente ce lo confermano:et la consuetudine di tutte lo genti non pure nel considerar gli huomini, ma ciascuna sorte di animali, et anchora le cose inanimate, spetialmen
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te osserua questo, che quato sono nati in piu degno luogo; tanto piu generosi istimati siano. Et perciò Isaac comandò al suo figliuolo Iacob, che non prendesse mogliere della terra di Canaam, ma della Mesopotamia della Siria di miglior conditione. et è una cosa non dissimile appresso san Giouanni, quando Philippo diceua, Noi habbiamo trouato Giesu Nazareno figliuolo di Ioseph: et Nathanel gli disse, Da Nazarette puote egli essere cosa alcune buona? Hora andiamo alle altre cose. La donna è piu nobile che l’huomo nella materia della creatione: percioche ella fu creata non d’inanimato et ulissimo loto, si come fu l’huomo; ma di purificata materia, animata, et uiuace, dico di anima rationale partecipe della diuina mente. A questo ui si aggiungne che l’huomo fu fatto da Iddio di terra producente ogni generatione di animali quasi per sua propria natura et aiutata dall’influsso celeste: ma la donna fuori d’ogni influenza di cielo et apparecchio di natura, et senza l’aiuto di alcuna uirtu fu da Dio solo creata, ugualmente in ogni cosa corrispondente a se medesima, integra, et perfetta, l’huomo intanto perdendo una costa, della quale fu formata la donna, cioè Eua, del dormente Adam, et si profondamente; che non si sentì suegliare la costa, che Iddio gliela tolse et diedela alla donna. Si che l’huomo è opera della natura, et la donna artificio d’Iddio, et perciò ella quasi sempre è piu capace, et spesse uolte piu ripiena dello splendore et bellezza diuina, che non è l’huomo
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Ilche si puo facilmente comprendere dalla politezza, et dalla marauigliosa belta di lei: percioche, non essendo la bellezza altro che uno splendore del uolto et del lume diuino innato alle cose, et rilucente ne i corpi formosi; egli ha eletto di habitare, et di risplendere nelle donne abbondantissimamente, et molto piu che ne gli huomini, et di qui procede, che il corpo della donna è dilicatissimo et a uederlo et a toccarlo: la carne è tenerissima, il color chiaro et bianco, la pelle polita et lucida, la testa bella, la chioma uaghissima, i capegli dilicati et sottili, splendenti et lunghi, il uolto uenerabile, lo sguardo lieto, la faccia formosissima sopra tutte le cose, il collo candido, la fronte spatiosa, et rilucente: ha gli occhi piu uiui, et piu lucenti, et di amabile letitia, et gratia adornati: sopra iquali sono le ciglia composte in giro sottilissimo, dequali con un piano honesto, et con sistantia conueniente son diuise, dal cui mezzo discende il naso uguale et ritirato di diritta misura: sotto ilquale è la bocca bella, et gratiosa per le tenere labbra conformemente fatte, fra lequali per piccolo riso si ueggono biancheggiare i denti minuti, et collocati con ordine uguale, et risplendenti a guisa d’auorio, et sono di minor numero, che quegli dell’huomo, per non essere ella ne ingorda mangiatrice, ne anco mordace. d’intorno poi surgon le mascelle, et le gote tenere et morbide, piene di honestà et colorite non
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altramente che se fussero rose. Il mento ritondetto, et grato per la conueneuole concauità. Sotto ilquale ha il collo schietto, et alquanto lungo, dalle ritonde spalle eleuato. La gola dilicata et bianca, sostentata da mediocre grassezza. La uoce et la fauella soaue, il petto ampio et eminente, uestito ugualmente di carne, con le mammelle sode, et con la ritondita di quelle insiememente et del uentre. I lati morbidi, il dosso piano et diritto, le braccia lunghe, le mani schiette, le dita rotonde et lunghe con le giunture ben disposte. I fianchi et le coscie ragioneuolmente grasse, le gambe carnose. Le estremita delle mani et de i piedi finiscono in giro circolare, et i membri tutti ottimamente nutriti. Aggiungnici il caminare maturo, i passi modesti et graui, il mouimento honesto, i gesti degni. Oltra di ciò nella misura, nell’ordine, nella figura, et nella dispositione di tutto il corpo somma et ampiamente in ogni cosa è bellissima. Et in tutto l’ordine delle creature non è spettacolo si marauiglioso, ne miracolo tanto da riguardare: di maniera che niuno è, se cieco non sia, che totalmente non ueda, che tutto cio che di bellezza è capace l’uniuerso mondo, Iddio insieme lo ragunò, et diedelo alla donna, accioche di lei ogni creatura si stupisca, et per molte cagioni la riuerisca et ami, tanto che uediamo che suole accadere che li spiriti ardentissimamente s’innamorano: laquale non è fallace openione,
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ma per molte esperienze manifesta ueritade. Et lasciato da banda quel che i poeti scrissero de gli amori de li Dei, et delle amate de i medesimi: come di Daphne da Apollo diletta, della figliuola di Salmoneo da Nettuno, di Hebe, di Iola, et di Omphale da Hercole, et di quelle, di cui gli altri Dei s’infiammarono, et di assaissime delle quali Gioue s’innmorò. Questo dono di bellezza cotanto diuimo, et si degno di essere amato da gli Dei et da gli huomini, iscritti sacri in molto luoghi, oltra le altre doti di gratie, nelle donne honoratissimamente commendano: onde si legge nel Genesi, che uedendo i figliuoli d’Iddio le figliuole de gli huomini, che erano belle, di esse si elessero per moglieri quelle che loro uolsero. Leggiammo ancho di Sara moglie di Abraham, che fu bella, anzi bellissima sopra le altre donne della terra. Similemente il seruo di Abraham mentre uidde Rebecca fanciulla di bellezza singulare, seco tacitamente disse. Questa è quella che il Signore ha apparecchiato ad Isaac figliuolo di Abraham, et Abigail moglie di Nabal huomo pessimo era sauia et accorta, si come ella era bella: et per cagione saluò la uita et la faculta di suo marito dal furore di Dauit. Et cosi un cattiuo huomo fu saluato per una bella donna; percio che Dauit le parlò in questa maniera. Va pacificamente in casa tua, ecco io ho udito la tua uoce, et ho fatto honore alla tua faccia. Percio che essendo ogni bellezza o nell’animo, o nel parlare, o nel corpo; Abigail tutta fu et per prudentia
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di spirito et facondia et gratia di parlare, et per leggiadria di corpo bellissima: per ilqual rispetto, morto Nabal suo marito, diuentò una delle moglieri di Dauit. Et Bathseba fu donna di cotanto eccellente beltade; che Dauit preso dall’amor di lei, dopo la morte del marito sposatola la inalzò sopra le altre, dandole degnita di Regina, Anchora Abisag Sunamite, per essere fanciulla bellissima, fu eletta che giacesse con Dauit Re già uecchio accio gli ristorasse il calore: onde egli le uolse accrescere sommi honori, et dopo la morte di lui fu in luogo di Regina tenuta. A questo riguardano et uanno le cose che leggiamo della marauigliosa bellezza della Regina Vasthi, et ancho di Hester, che le fu anteposta, et fu piu eccellente di lei, quanto fi di uolto piu bella, et piu gratiosa. Leggiamo anche di Iudit, che il Signore gli accrebbe la bellezza di modo, che quegli la uiddero, uennero in istupore mirabile finalmente di Susanna, che fu sommamente dilicata, et di bellissimo aspetto. Che diremo che dopo le uarie tentationi usate contra Iob, et dopo i suoi patiti et superati guai, oltra gli altri premij che meritò per la somma patientia, leggiamo anchora che il Signore gli diede tre bellissime figliuole assai piu gratiose che le tre Gratie: ne in tutto il mondo donne piu belle di loro si trouarono. Leggiamo pur le historie delle uergini sante, che certamente ci marauigliaremo di quanta mirabile beltade, et forma gratissime sopra le altre figliuole de gli huomini
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lodandole solennemente le celebra la chiesa uniuersale: ma molto piu la principale di tutte Maria Vergine, d’Iddio immaculata genitrice: della cui bellezza si stupisce il Sole et la Luna, et dal cui uolto fermosissimo rispelndette insiememente tanta castitade et santità di bellezza; che menche abbagliasse parimente gliocchi et le menti di ciascuno; nulladimeno mai huomo niuno dalle bellezze di lei cascò pure in minimo pensiero di lasciuia. Et queste cose da i sacri libri, doue tante uolte si fa mentione della beltade, piu diffusamente et quasi con le parole proprie le ho raccontate; accioche manifestamente conosciamo la bellezza delle donne non solo appo gli huomini; ma appresso Iddio essere nobilitata et accresciuta di honori. Et perciò in un’altro luogo nelle sacre lettere trouiamo, che Iddio comandò che fusse ammazzato tutto il sesso maschio per fino a i bambini, et che le donne belle si serbassero. Et nel Deutoronomio si permette ai figliuoli d’Israele eleggersi per mogliere le donne belle, tra quelle che essi manauano cattiue. Oltra questa marauigliosa bellezza, ella è anche dotata di una certa degnita di honestade, ilche non auiene a gli huomoni: percio che i capegli della donna si allungano tanto, che possono coprire tutte le parti del corpo piu uergognose. Aggiungniui che cotal parti del corpo ne i bisogni naturali alla donna (ilche suol bisognare a gli huomini) non è mai necessita di toccarle. Finalmente a gratia marauigliosa la natura istessa ordinò i genitali alle donne non
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eleuati come a gli huomini; ma stanti in dentro, et in luogo piu sicuro, et piu secreto riposti. Et ueramente la natura ha conceduto piu di uerecondia alle donne che agli huomini. Onde spessissime siate è accaduto una donna inferma di pericoloso apostema in cotal parte, hauer piu tosto eletto la morte, che darsi a uedere ne toccare al medico. Et questa honestà di uerecundia et morenti et morte la ritengono, come è manifesto in quelle massimamente che si annegano: imperò come afferma Plinio, et l’esperienza lo dimostra, il corpo morto della donna nuota con la faccia uolta in giu, hauendo la natura nel lor morire rispetto alla loro honestà: ma quello dell’huomo nuota con la schiena in giu. Aggiungnesi a questo, che il membro degnissimo, per ilquale specialmente siamo differenti da gli animali bruti, et dimostriamo la natura diuina, è il capo, et in quello principalmente il uostro: et certo è, che la testa de gli huomini diuenta brutta per il caluicio, et la donna non diuenta mai calua per gran priuilegio di natura. oltra ciò il uolto ne gli huomini per la barba a loro odiosissima tanto spesso diuien brutto et coperto di sordidi peli; che appena dalle bestie di possono discernere: all’incontro nelle donne sempre rimane la faccia pure et bella. Et di qui fu, che per la legge delle dodici tauole si prohibiua le donne radersi, accio che taluolta non crescesse la barba, et di nasconde la honestà. Similmente della monditia, et della politezza della donna ecci a tutti pur
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questo euidentissimo argomento, che ella sendosi una uolta mondamente lauata; quante fiate che poi con acqua pure si laua, l’acqua non riceue macchia alcuna di lordura: ma l’huomo quantunque ben lauato quante uolte di nuouo si laua; egli intorbida et imbratta l’acqua. Aggiungnici che per ordine della natura delle donne per i luoghi piu secreti ogni mese si mandano fuori le superfluita, lequali a gli huomini di continuo escono per il uolto parte del corpo humano molto piu degna. Oltra di ciò essendo fra gli altri animali concesso a i rationali soli di alzare la faccia in uerso il Cielo; la natura et la sorte in questo marauigliosamente prouiddero et hebbero riguardo alla donna, che se per caso fortuito ella douesse cadere; quasi sempre cascasse con le spalle a terra, et non mai, ouero non senza cagione trabocasse co’l uolto ouer co’l capo inanzi. Che diremo (accioche non lasciamo questo a dietro) non uediamo noi che nella procreatione del genere humano la natura ha anteposto la donna a gli huomini? Ilche è chiarissimo, percio che secondo Galeno et Auicenna il seme della femina è materia et nutrimento dell’embrione, et non quello del maschio, che in un certo modo entra in esso come l’accidente nella sostantia: percio che secondo che dice la legge, il massimo et spetiale ufficio delle donne è il concipere et conseruare il conceputo, per laqual cosa ueggiamo la maggior parte esser simili alle madri, imperò che del sangue di esse sono procreati, et questo auuiene
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il piu delle uolte nella forma del corpo, et ne i costumi sempre. Onde se le madri sono stolte; i figliuoli sono pazzi, se le genitrici sono sauie, i loro parti spargono odore di prudentia. ma ne i padri è l’opposito; che sendo eglino saui; il piu delle uolte generano figliuoli insensati, et i genitori stolti producono figliuoli ingenosi, pur che sia la madre sauia. Ne che è altra ragione perche le madri maggiormente che i padri amino i propri figliuoli, se non che in lodo ci sentono, et ci hanno molto piu del suo quelle che questi. Per la medesima cagione, che ho detto, istimo anche a noi essere innato, che iamo disposti ad hauere piu affettione alla madre che al padre, et di maniera, che pare che l’uno con piccolo, et l’altra solamente amiamo con grandissimo affetto. Et per la istessa cagione la Natura diede alle donne il latte di tanto uigore; che non pur nutrisce i bambini; ma ristora anchora gl’infermi, et è sofficiente a mantenere in uita ciascuno di matura etade. Et lo esperimento di ciò leggesi in Valerio Massimo di una certa giouane plebea, laquale nutrì sua madre in prigione con le proprie mammelle, conciosia che altrimenti ella fusse per morir di fame, per laquale amoreuolezza alla madre fu donata la salute, et a tutto due insieme perpetui alimenti, et il carcere fu consecrato per tempo della pieta. Et è manifesto che quasi sempre la donna ha misericordia et pietà maggiore che l’huomo: ilche
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anchora Aristotile lo attribuisce per proprio al sesso feminile, per laqual cosa penso che Salomone disse. Doue non è la donna l’infermo geme: ouero perche ella nello hauer cura, et nello attendere a i malati è di destrezza et prontezza mirabile, ouero che il latte della donna a gl’infermi debilitati et ancho uicini alla morte è presto et potentissimo rimedio, co’l quale si riducono in uita. Et di qui è (come dicono i medici) che il calore delle mamelle approssimato al petto de gli huomini consumati per troppa uecchiezza eccita, accresce, et conserua in essi il caldo uitale. Ilche Dauid bene lo intese, che si elesse la fanciulla Abisag Sunamite, scaldandosi nella sua uecchiezza da gli abbracciamenti di lei. Similemente (come a tutti è manifesto) la donna perciò è piu atta al sacro ufficio del generare, perche ella di dieci anni et anchora di meno puote sostener l’huomo, doue che egli bisogna che proceda piu auanti. Et oltra di questo a niuno è dubbio la donna sola de gli animali che partoriscono, poi ch’ella è grauida, et che comincia a portare il uentre, non molto dopo che ella ha partorito, essere inclinata a ritornar di nuouo all’opera gia fatta: et il suo uaso (lo chiamano matrice) di maniera è disposto al concipere humano; che si legge la donna tal uolta hauer conceputo senza coito alcuno. Così ha scritto Auerroe quel gran physico di una certa femina, laquale con la sua matrice si tirò dentro il seme uirile sparso nel
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bagno. Aggiugnesi à questo un altro stupendo miracolo di natura, che la donna grauida incitandola lo appetito, senza nocumento uiue di carne non corra, et di pesci crudi, et spesse uolte senza offensione alcuna digerisce, et conuerte in salutifero nutrimento del corpo i carboni, il loto, le pietre, i metalli similmente, et i ueneni, et cose altre simiglianti. et fuora di questi quanti miracoli la natura si diletti di produrre nelle donne; nessuno se ne marauiglierà, che habbia letto i uolumi de i Philosophi et de i Medici. l’essempio de iquali (uno solamente ne dirò) è pronto et apparecchiato nel mestruo: ilqual sangue, oltra che libera dalla quartana, dalla hydrophobia, cioè da quel male che patiscono quegli che sono morsi da i cani rabbiati, et temono et fuggono l’acqua si come fanno i cani rabbiosi, dal mal caduco, dalla elephantia (che è un specie di lebbra) dall’impeto maninconico, dall’insania, et da molte sorti d’infermità pernitiosissime, et fa infinite altre cose degne di non minore ammiratione; fra le marauigliose è che estingue ancho gliincendii, acqueta le tempestadi, caccia uia il pericolo delle onde, disperge tutte le cose nociue, scioglie le malie, et discaccia i mali demoni, Dell’altre cose per hora non è nostra intentione di addurre piu, nondimeno per giunta dirò secondo la dottrina de i Philosophi et de i Medici approuata per esperientia, che nelle donne è un dono diuino, et da essere ammirato da ciascuno, co’l quale loro istesse con la propria uirtu concessale in ogni sorte di malatia si
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possono medicare da se medesime, senza che ui si aggiunda ueruno altro aiuto esteriore, ma quel che auanza tutte le cose mirabili questo è mirabilissimo, che la donna sola senza l’huomo ha potuto produrre l’humana natura, ilche non è conceduto all’huomo. Et ciò sitiene per uero appresso i Turchi, ouero Maumettani: appo iquali molti son istimati essere stati, conceputi senza il seme uirile, et simili cosi natu nella lor lingua gli chiamano Nefesogli, raccontasi anchora di alcune Isole, doue le donne concepiscono per il fiato del uento. nientedimanco noi non concediamo esser uero. percioche solamente Maria uergine, sola essa dico senza huomo concepè et partorì Christo suo figliuolo della propria sostantia, et della naturale fecondita:imperoche la beatissima Vergine è uera et natural madre di Giesu, et egli è uero et naturale figliuolo di lei: dico naturale, perche fu huomo, et fecondariamente figliuolo naturale della Vergine, inquanto ella non fu sottoposta alla natura corrota: onde ne anche partorì con dolore, ne stette sotto potesta di huomo, et per la beneditione peruemente fu la sia fecondita tanta; che al concipere non hebbe dibisogno dell’opera del maschio, et è manifesto fra gli animali brutti esserne alcuni femine, che senza prouare il maschio sono feconde: si come de gli auoltori femine dice Origene contra Fausto narrarsi nell’historie. Et gli antichi dissero che non so qual caualle concepeuano spirando il uento Zephiro: delle quali Vergilio cantò in questo modo.
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Ne l’altre rupi inuer Zephiro uolte
Tutte stan con la bocca, et le sottili
Aure pigliando, spesso senza alcuni
Congiungnimenti ingrauidate sono Di uento.
Hora che dirò io della fauella dono ueramente diuino, per laqual sola spetialmente precediamo alle bestie, et laqual mercurio trismegisto giudica che sia d’un pregio medesimo che la immortalita, et Hesiodo la nomina ottimo thesoro dell’huomo? Nel parlare non è la donna piu dotta, piu eloquente, et piu copiosa che l’huomo? Et quanti noi siamo da chi primieramente habbiamo imparato à parlare se non dalle madri, et dalle balie? Et la natura producitrice delle cose prouedendo in ciò sagacemente al genere humano, concesse alla donnesca generatione, che in luogo alcuno donna muta appena di ritroui. Bella cosa certamente et lodeuole precedere gli huomini in quello che la specie humana è spetialmente superiore à gli animali bruti. Ma ritorniamo dalle profane, quasi tenuti fuora de i termini, alle lettere sacre: et cominciamo la cosa per fino da gl’istessi fonti della religione . primamente sappiamo senza dubbio, che mediante la donna Iddio benedisse l’huomo: laqual benedittione, come che egli indegno ne fusse, non meritò di hauerla prima che la donna fusse creata. In che si concorda quel prouerbio di Salomone, Chi hauerà trouato la donna buona; ha trouato il bene, et piglia la benedittione dal Signore. Et quello dell’Ecclesiastico, Beato il
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marito della buona donna, il numero de i loro anni si raddoppierà, et nessuno huomo si puote agguagliare in degnita à colui, che sarà degno di hauer la donna buona: percioche (come dice l’Ecclesiastico) la femina buona è gratia sopra ogni gratia. Et perciò Salomone ne i Prouerbi la chiama corona. Et paolo, gloria dell’huomo: et la gloria si diffinisce che sia compimento et perfettione della cosa che si quieta, et si diletta nel suo fine, cioè mentre che non ui si puo aggiungnere niente piu, onde cresca la sua perfettione. La donna adunque è compimento, perfettione, delicita, benedittione, et gloria dell’huomo, et (come dice Sant’Agostino) primiera compagnia del genere humano in questa uita mortale: et per questo è necessario ch’ella sia amata da ogni huomo, et chi non l’amerà et hauer alla in odio; è non pure dall’humanita; ma da ogni uirtu, et da tutte le gratie lontano. Et forse à questo si heuerebbono da riferire quei misterii Cabalistici, in che modo Abraam fu benedetto da Iddio per Sarah, togliendo dal nome di lei la lettera, h, et aggiungegnendola al nome del marito, et fu chiamato Abraham. Et in qual maniera anchora a Iacob acquistò la benedittione adunque è data per rispetto della donna, et la legge per cagione dell’huomo, la legge dico della ira et della maledittione: percioche à lui et non à lei, che anchora non era creata, fu interdetto il frutto del
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legno del paradiso: imperoche Iddio dal principio uolse che ella fusse libera. Si che l’huomo mangiango peccò et non la donna: quello et non questa diede la morte; et noi tutti habbiamo peccato in Adam et non in Eua: et il peccato originale non dalla madre femina; ma dal maschio padre l’habbiamo riceuuto: et per tal cagione l’anticha legge commandò che si circoncidessero tutti i maschi, et le femine restassero incorconcise: determinando indubitamente, che il peccato dell’origine solamente fusse punito in quel sesso, il quale hauesse peccato. Oltra di ciò Iddio non riprese la donna, che ella hauea mangiato; ma perche haueua dato occasione del mae all’huomo, et questo anchora imprudentemente, essendo suta tentata dal Diauolo. L’huomo adunque peccò per scientia certa, et la donna errò ignorantemente et ingannata, percio che il Diauolo principalmente la tentò come colui che la conobbe eccellentissima sopra tutte le creature, et come dice san Bernardo. Vedendo il Diauolo la marauigliosa bellezza di lei, et sapendo che ella era tale, quale auanti del diuino lume l’hauea conosciuta, che sopra tutti gli Angeli haueua a godere il colloquio di Dio; nella donna sola drizzò la inuidia per la sua eccellentia. Onde Christo nato al mondo humilissimo per purgare la superbia del peccato del primo padre, assunse il sesso maschio come piu basso, et non il feminile piu sublime et piu nobile, et anchora piu oltre, percio che noi fummo condannati per il peccar dell’huomo, et non della donna; uolle il
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creatore, che in quel sesso che haueua errato, in quello si facesse la sodisfattione dell’errore: et per il sesso medesimo, che ignorantemente si era ingannato, si facesse la uendetta, et perciò fu detto al serpente, che la donna, ouero (come piu ueramente si legge) il seme della donna premerà il tuo capo, et non disse l’huomo, ne il seme dell’huomo, et di qui forse procede, che dell’ordine sacerdotale la chiesa ne da commessione al maschio piu tosto che alla femina: percio che ogni sacerdote rappresenta Christo, et CHristo il primo huomo peccatore, cioè Adam. Et hora da questo se intende quel Canone che comincia. Questa imagine: doue si narra la donna non esser fatta alla immagine d’Iddio, cioè alla corporea similitudine di Christo. Nondimeno esso Iddio, dico Giesu, non uolse esse figliuolo dell’huomo, ma della donna, laquale honorò tanto che pigliò carne da lei sola, et certamente Christo fu chiamato figliuolo dell’huomo non per cagione del maschio; ma per rispetto della femina. Et questo è quel gran miracolo, delquale oltra modo si stupisce il Propheta, che la femina circondò il maschio. ilche è mentre il sesso è diuorato dalla Vergine, et quando porta Christo nel corpo. Similmente risurgendo Giesu da morte, prima apparue alle donne, che a gli huomini, Et è cosa nota, che dopo il morir del Saluatore gli huomini si partirono dalla fede: et è manifesto le donne non se ne essere mai alienate. Et mai nuina persecutione della fede, ne errore in essa, ne heresia alcuna è
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proceduta dalle femine, ma de gli huomini si è ueduto il contrario Ohristo da chi fu tradito, uenduto, comprato, accusato, dannato, tormentato, crucifisso, et finalmente morto se non da gli huomini? Ani dal suo Pietro fu rinegato, abbandonato da gli altri discepoli, dalle donne sole fu accompagnato per fino alla Croce et al Sepolcro. Et anche la mogliere di Pilato, benche fusse pagan, piu si sforzò di saluare Giesu, che alcuno altro di quelli che gli haueuano creduto. À questo ci si aggiungne, che quasi tutta la scola de i Theologi l’aferma, che allhora la Chiesa rimase solo appresso la donna, cioè Maria uergine. Et per tal cosa, et meritamente il sesso feminile è chiamato religioso et sacro. Ma se qualch’uno insieme con Aristotile dicesse, che fra tutti gli animali i maschi sono piu forti, piu prudenti, et piu nobili; à costui san Paolo dottore piu eccellente gli risponde dicendo, Iddio elesse le cose stolte del mondo per confondere i sapienti. Et Iddio elesse le cose deboli del mondo per confondere le robuste. Et Iddio elesse le cose uili et disprezzate dal ondo, et quelle che non sono per distruggere quelle che sono. Imperoche frag li huomini chi fu piu sublime di Adam in tutte le doti delle gratie della natura? la donna l’humiliò. Chi piu forte di Sansone? la donna uinse la sua fortezza. Chi piu casto di Loth? la donna la prouocò all’incesto, cioè al peccato di lussuria che si commette fra parenti. Chi piu religioso di Dauit? la donna gli turbò la sua santità. Chi piu sauio di Salomone? la donna lo
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ingannò. Chi piu patiente di Giobbe? Ilquale il Diauolo spogliò di tutti i beni, gli uccise la famiglia et i figliuoli, et empiè lui di piaghe, di marcia, et di dolore in tutto il corpo; nondimeno dalla sua prima semplicita et patientia di animo non lo potè muouere ad ira, et la donna lo prouocò à sdegno, in questo superiore al Diauolo che lo condusse à maladire. Et se pure è lecito in questa comparatione di addurre Giesu, del quale niuna cosa è piu possente ne piu sauia, essendo egli la eterna sapientia et potesta d’Iddio; sopporto di essere superato da quella donnicciuola Cananea, che dicendole lui. Non è bene pigliare il pane de i figliuoli, et darlo à i cani: et rispondendogli ella. Veramente Signore, et pure i cagnolini mangiano de i minuzzoli. iquali cascano dalla mensa de i loro padroni: et Christo uedendo già che per tale argomento non la poteua uincere; la benedisse dicendole. Siati conceduto secondo che tu uuoi. Chi fu piu seruente nella fede che Pietro principe de gli apostoli? Et pur egli sommo pastore della chiesa fu condotto à negar Christo da una femina. Dichino i Canonisti ciò che uogliano, che la sua chiesa non possa errare; quella Papessa la schernì pure con una galante astutia. Ma direbbe alcuno, queste cose si riuolgono in biasimo delle donne piu tosto, che accreschino lor laura: alquale in questo modo le donne risponderanno, Se à un di noi è necessario di perdere o bene alcuno, ouer anche la uita; uoglio piu tosto che tu ti rouini, che rouinarmi. Et
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ciò con essempio d’Innocentio terzo, che lasciò scritto in una certa sua decretale epistola à un certo Cardinale Legato della fede Romana: Se bisogna che tu o io sia confuso; eleggerò che sia tu confuso piu tosto. Et oltra questo, anche le leggi ciuili permettono, che alle donne sia lecito di prouedere à se medesime con danno altrui. Et nelle sacre lettere non è spesso benedetta et lodata la iniquita della donna piu che il ben fare dell’huomo? Non è lodata Rachele, che con bella astutia ingannò suo padre cercante gl’Idoli? Non è celebrata similments Rebecca, perche Iacob con fraude ottenne la benedittione del padre, et poi cautamente gli fece schifare la ira del fratello? Raab meretrice ignannò coloro che cercauano le spie di Giosuè, et le è attribuito à giustitia. Iohel uscì incontro à Sisara, et gli disse entra nel mio padiglione Signore: et dimandandole egli dell’acqua da beuere; ella gli diede à gustare di un’otre di latte. Et ponendosi à giacere; ella lo coprì. Et dormendo Sisara; ella entrò nascosamente, et per cossegli il capo con un chiodo, et amazzò colui, che si era fidato di lei per saluarsi. Et per coral notabile tradimento la scrittura dice, Benedetta tra le donne Iudit, et notate le sue parole uerso Oloferne. Accetta (dice ella) le parole dell’ancilla tua: percioche se tu le seguirai; il Signore ti farà perfetto. Venendo ti annuntierò ogni cosa di modo; che ti condurrò in mezo di Gierusalemme, et hauerai tutto il popolo d’Israele come pecore, le
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quali non hanno pastore: et non abbaierà pure un cane contra di te, percioche cotal cose mi sono state dette dalla prouidentia di Dio. Et addormentato che hebbe Olofoerne con lusinghe; gli percosse il collo, et gli tagliò la testa. Dite di gratia qual consiglio piu iniquo, che insidie piu crudeli, et che tradimento fatto con maggiore inganno si puote pensare? et nondimeno per cotal cagione la scrittura la benedice, la lauda, et la inalza al cielo. Et assai migliore è riputata la iniquità d’una donna, che il bene oprar d’un’huomo. Non faceua egli bene Cain offerendo in sacrificio le primitie di ottimi frutti? et appunto perciò fu reprobato da Iddio. non operaua egli piamente Esau, quando con ubbidienza piena di carita, andando à caccia, al uecchio et decrepito padre il cibo procacciaua? et in tanto elgi è defraudato della benedittione, et è odiato da Iddio. Oza, mentre sostiene l’arca inclinata, et già quasi cascante, fu percosso di morte subitana. Il Re Saule, quando apparecchia al Signore per sacrificio le hostie de gli Amalechiti le piu grasse; fu discacciato del regno, et anche dato allo spirito maligno. Sono iscusate le figliuole di Loth dall’incesto che commissero co’l padre: et à lui, benche fusse imbriaco; non se gli ammette scusa, et la sua successione non è accettata dalla Chiesa d’Iddio. La incestuosa Tamar è iscusata, et dicesi piu giusta che Giuda il Patriarca: et merita di estendere la linea del parentado del Saluatore co’l fraudolento incesto. Venite hora huomini forti et robusti, et uoi ingegni
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scolastici di scientia, grauidi et con altrettanti essempi prouate la contraria openione, che meglio sia la iniquita dell’huomo, che la donna operante il bene. Certo non la potrete difendere se non con allegorie, doue allhora sarà l’auttorita della donna uguale con quella dell’huomo. Ma ritorniamo. la somma eccellentia di cotanto felicissimo sesso ciascuno puo conoscerla per questo euidentissimo argomento, che la degnissima di tutte le creature, di cui nessuna mai fu, ne sarà piu degna; fu donna, dico la beatissima Vergine: della quale (posto che ella certamente sia concetta fuor di peccato originale) Christo non fu maggiore inquanto alla humanita: percioche questa è ragione di Aristotele molto potente, Quel genere è piu nobile dell’altro, ilquale, essendo ottimo, è piu nobile dell’ottimo dell’altro genere: nella feminile generatione la ottima è Maria uergine, nella mascolina niuno nacque maggiore di Giouanne Battista. Et quando lo auanzi la Vergine santa, che è sopra tutti i chori de gli Angeli essaltata; nessuno catholico è che no’l sappia. Si potrà similemente argomentare in questo modo. Quel genere il pessimo di cui è peggiore del pessimo, è anche inferiore al detto genere: et gia sappiamo che il uitiosissiomo et pessimo de tutte le creature è l’huomo, ouero che sia stato Giuda che tradì Christo, del quale esso Christo disse, Buona cosa sarebbe stata à quell’huomo che non fusse nato: ouero che sarà qualche Antichristo peggiore di lui, nel quale habiterà tutta la potentia di Satana.
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Oltra di ciò, la scrittura ci manifesta molti huomini esser dannati ne i tormenti eterni: et in nessun luogo si legge che donna alcuna sia dannata. A questo testimonio ci si aggiungne anche una certa nobile eccellentia de gli animali bruti: percioche l’Aquila, che è regina, et la piu nobile di tutti gli uccelli, è sempre femina, ne mai si troua che sia del sesso mascolino. Et gli Egittii hanno mostrato che anchora la Phenice, che è uccello che solo uno se ne troua al mondo; non sia eccetto che femina. All’opposito il REgolo serpente, che lò chiamano Basilisco, sopra tutti gli animali uelenosi uenenosissimo, non è se non maschio, et oltra ciò è impossibile che nasca femina. La eccellentia, la bonta, et innocentia di questo sesso si puote assai abbondantemente anchora dimostrate con queste ragioni, che la origine di tutti i mali è da gli huomini, et non dalle donne: percioche quel primo formato Adam hebbe ardimento di trapassare la legge del Signore, et serrò le porte del Cielo, et fece soggetto ognuno al peccato, et alla morte, perche tutti pechiamo in Adam et non in Eua. Et il suo primogenito aprì le porte dell’inferno. Questo fu il primo inuidioso, il primo homicidiale et fratricida, et il primo che in un tempo medesimo pigliò due moglieri. Noe fu il primo imbriaco, et il suo figliuolo Cham il primo che discoprì le uergogne à suo padre. Il primo adultero, l’huomo. Il primo che commesse
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l’incesto, l’huomo. oltra questo gli huomini furono i primi che fecero patti et confederatione con i demoni, trouarono le arti profane. I figliuoli maschi di Iacob primi uenderono il lor fratello. Pharaone Egittio fu il primo che amazzò i fanciulli. Gli huomini furono i primi che lussuriarono contra natura. testimoni ne sono Gomorra et Sodoma, che gia furono città famose, et andarono in ruina per le sceleraggini de gli huomini. et per tutto leggiamo gli huomini, mercè della loro temeraria lussuria, hauer pigliate due et tre et infinite moglieri, et giacendo con molte adulterare, et fornicare. cosi di piu mogli et di pui concubine furono mariti Lamech, Abraham, Iacob, Esau, Ioseph, Moise, Sansone, Helcana, Saele, Dauit, Salomone, Assur, Roboam, Abia, Caleph, Assuero, et innumerabili altri: ciascuno de iquali, oltra le meretrici et le concubine, hebbero piu moglieri: ne contenti del matrimonio di esse, per satiare la loro lussuria, con le serue di quelle s’impacciarono. In nessun luogo trouiamo che donna alcuna, eccetto che Bathsaba sola, non sia stata contenta di un solo marito. Et anchora niuna ne trouerai che habbia hauuti due mariti, hauendo hauuti figliuoli del primo marito, percioche le donne et per pudicitia et per castità sono molto piu continenti che gli huomini: le quali essendo sterili leggiamo che spesso si astennero dal coito, et hauere introdotta al marito un’altra moglie: si come Sara, Rachele, et molte altre sterili, lequali condussero le sue ancille, a fine che suscitassero
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descendenti a i loro mariti. Ma di gratia ditemi, qual huomo, quantunque uecchio, frigido, sterile, et non atto al negotio della donna, è stato mai di tanta pietade et clementia uerso la mogliere, che in suo luogo habbia sostituito alcuno, che il fecondo uentre di quella spargesse di fertile seme? Benche leggiamo che Solone, et Licurgo gia fecero leggi simili, cioè, che se alcuno gia attempato, et non atto al generare, et altrimento inetto et pigro no gli atti uenerei hauesse tolta per moliere una fanciulla; a lui fusse lecito eleggersi qualch;uno et giouane et amico, et di forze et di costumi nobile, co’l quale dolcemente scherzando pigliasse piacere: pur che cotal parto si affermasse essere del marito, ne perciò si dicesse essere d’altre ne di adulterio. Si legge essere state fatte le leggi, ma non osseruate, non tanto per la durezza de gli huomini, quanto per la continentia delle donna, che le ricusarono. Sono anchora innmerabili le preclarissime donne, lequali con la singulare pudicitia, anchora con l’amore matrimoniale di gran lunga auanzarono tutti gli huomini: come fu Abigail moglie di Nabal, Artemisia di Mausolo, Argia mogliere di Polinice Thebano, Giulia di Pompeo, Portia di Catone, Cornelia di Gracco, Messalina di Sulpitio, Alcesta di Ammeto, Hissicrate di Mitridate Re di Ponto: similmente Didone fabricatrice di Cartagine, et Lucretia Romana, et Sulpitia di Lentulo. Sono infinite altre, la fede della uerginita et pudiciria dellequali non si potè pur rompere ne mutare per morte: li cui essempi per se stessi
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si appresentano. Atalanta Calidonia, Camilla Volsca, Ipihigenia greca, Cassandra et Crise. A queste si aggiungono le uirgini Lacedemonie, le Spartane, le Milesie, et le Thebane, et altre senza numero, che le historie de gli hebrei, de i greci, et de i barbari ci raccontano: lequali piu istimarono le pudititia che i regni, et piu finalmente che la propria uita. Ma se anchora si ricercano gli essempi della pietà; fra gli altri si rappresenterà quello di Claudia sacerdotessa Vestale uerso il padre, et di quella giouanetta plebea uerso la madre, dellaquale habbiamo parlato di sopra. Ma a queste cose qualche inuidioso potrebbe opprre i calamitosi matrimonii di Sansone, di Iasone, di Deiphobo, et di Agamennone, et altre simili tragedie: lequali chi le guarderà dentro con gli occhi (come dicono) Lincei; trouerà che le moglieri falsamente sono accusate: percioche non è mai auenuto che a un buon marito alcuna sia stata cattiua: che le mogli non sono maluagie se non a i mariti rei: iquali benche tal uolta s’imbattano nelle buone; spesse per difetto di se medesimi diuentano pessime. Pensate uio, se fusse stato lecito alle donne di fare le leggi, et di scriuere l’historie, che haurebonno potuto conporre insieme tragedie della inestimabile malitia degli huomini? fra iquali infiniti se ne ritrouano homicidiali, ladri, assassini, falsarii, incendiarii, traditori: iquali anche al tempo di Iasone, et del Re Dauid con tanta moltitudine si erano dati a i latrocinii; che costituirono i Capitani delle loro istesse turbe, et anchora hoggidi ce ne è di essi numero infinito.
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onde auiene che tutte le prigioni sono piene di huomini, in ogni luogo tutte le forche sono cariche di huomini. All’opposito le donne sono state inuentrici di tutte le arti liberali, d’ogni uirtu, et d’ogni beneficio: il che specialmente lo dimostrano gl’istessi nomi delle arti, et delle uirtu. A questo si aggiungne cosa che è notabile, che ancho le parti del circoito della terra sono chiamate da nomi di donne, cioè da Asia nimpha, da Europa figliuola di Agenore, da Libia nata di Epapho laquale altramente è detta Africa. Finalmente se discorriamo in ciascuna sorte di uirtu; in tutte la donna otterrà il primo luogo: percioche fu donna quella che primier amente offerse a Dio il uoto di uerginità, dico Maria uergine, laquale da questo meritò esser madre d’Iddio. Le donne prophetesse furono sempre ispirate di piu diuino spirito che gli huomini. il che è noto nelle Sibille, testimonii Lattantio, Eusebio, et Agostino. Cosi Maria sorella di Moise era prophetessa: et essendo il popolo d’Israele per andare in ruina, et Hieremia in cattiuità Olda mogliere del zio materno sopra le forze dell’huomo diuenta prophetessa. Cerchiamo le scritture sacre, et uedremo che la costantia delle donne nella fede et nelle altre uirtu è molto piu commendata che quella degli huomini, come in Iudith, in Ruth, in Hester: lequali sono state celebrate con tanta gloria, che hanno dato anche i nomi a i uolumi santi. Quell’Abraham, ilquale, benche per la fermezza della sua fede la scrittura l’habbia chiamato giusto, percioche
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dette à Dio; nondimeno è sottoposto à Sara sua mogliere, et la uoce del Signore gli commanda, In tutte le cose, che ella ti dirà, ubbidisci alla sua parola. Similmente REbecca fermamente credendo ua à interrogare Iddio, et degna della risposta di lui ode l’ora colo che gli dice, Due genti del tuo ultero, et due popoli del tuo uentre si diuider anno. Et la uedoua Sarettana credette à Helia, benche difficile cosa le dicesse. Cosi Zacaria ripreso dall’Angelo della sua incredulità diuentò mutolo: et Elisabetta sua moglie con l’utero et con la uoce prophetezza, et è commendata, perche fedelmente credette: laquale dipoi Maria uergine beatissima la lodò dicendole, Beata sei tu che hai creduto quel che ti è stato detto dal Signore. Anchora Anna prophetessa, dopo la riuelatione di Simeone, confessaua Iddio, et parlaua di lui à tutti quegli, che uoleuano udire, et iquali aspettauano la redentione d’Israele. Et Philippo haueua quattro figliuole uergini prophetanti. Che dirò di quella Samaritana, con laquale Christo parlaua appresso il pozzo? et satiato della fede di lei credente rifiuta i cibi de gli Apostoli. A queste ci si aggiungne la fede della Cananea, et di quella che patiua il fluffo del sangue. Et ancho la fede et la confessione di Marta non era ella simile à quella di Pietro? Et quanta sia state la costantia della fede in Maria Maddalena; ci è noto per gli Euangeli: percioche essa, mentre i Sacerdoti et i Giudei crucifigono Christo; piange à piè della Croce, porta gli unguenti, lo cerca nel sepolcro, et
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interrogandolo in forma di hortolano lo riconosce Iddio: corre à gli Apostoli, gli annuntia che egli è risuscitato: essi dubbitano, et ella confida. Che diremo anche di Priscilla santissima femina? laquale insegnò ad Apollo huomo apostolico, et nella legge dottissimo uescouo de i Corinti: ne fu uergogna all’Apostolo imparare da una donna quelle cose che egli poi douesse insegnare nella chiesa. Aggiungnici oltra di questo, che quelle che co’l patire il martirio, et co’l dispregiar la morte hanno dato testimonianza della costantia loro; non sono di minor numero che gli huomini. Ne si ha in questo luogo da passar con silentio quella madre ammirabile, et degna di esser tenuta in memoria da tutti i buoni: laquale uedendo nel suo cospetto i sette suoi figliuoli perire di tormento crudele; non solo con buon animo sopportaua; ma fortemente gli confortaua alla morte: et ella in ogni cosa considandosi in Dio, dopo i figliuoli per amor delle leggi del creatore et della patria fu estinta. Et similmente Theodelinda figliuola del Re de i Bauari non conuertì i Longobardi alla fede di Christo? et Gresil la sorella dell’Imperadore Henrico primo, gli Ongari? et Cotilde figliuola del Re di Borgogna, i Francesi? et una certa Apostola donna di conditione infima, gli Spagnuoli? Alla fine solo questo sesso religiosissimo, pur esso spetialmente è quello, nelquale per fino al di d’hoggi la fede cattolica, et le continue opere della pietà risplendono. Ma accioche nessuno dubbiti, che le donne possono quelle cose medesime che
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gli huomini; parliamo di questa materia con essempi, et trouaremo che mai niun fatto notabile in nessuna maniera di uirtu è suto trattato da gli huomini, che dalle donne con egual ualore non sia stato esseguito. Ne gli antichi tempi appresso le genti furono nel Sacerdotio famosissime Melissa di Cibele, dal cui nome poi le altre sacerdotesse della Dea si chiamarono Melisse. Similmente Hippecaustria sacerdotessa di Minerua, Mera di Venere, Iphigenia di Diana, et le femine sacerdotesse di Bacco chiare per molti nomi: si come sono le Thiadi, le Menadi, le Bacche, le Eliadi, le Mimmallonidi, le Euhiadi, le Edonidi, le Bassaridi, le Triateridi. Anchora appresso i Giudei Maria sorella di Moise entraua insieme con Aaron nel Santuario, et fu istimata come Sacerdote. Et nella nostra religione, benche alle donne sia interdetta l’amministratione del sacerdotio; nulladimeno sapiamo che nell’historie si racconta che una uolta fingendo il sesso maschio una donna ascese all’altezza del sommo Pontificato. Ne delle nostre sono men note cotante santissime Abadesse, et Monache: lequali gli antichi non si sdegnarono chiamarle Sacerdoti. Nella prophetia appresso le genti di tutto il mondo hebbero pregio et fama le Sibille, Cassandra, Maria sorella di Moise, Delbora, Olda, Anna, Elisabetta, le quattro figliuole di Philippo, et molte altre moderne sante donne, come Brigida, et Hildegarde. Oltra di ciò nella Magica o uuoi de i buoni,
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ni, et o de i mali demoni, con disciplina inespugnabile sopra tutte Circe et Medea fecero cose assai piu marauigliose che Zoroaste proprio, anchora che egli da i piu sia creduto che fusse inuentore di cotale arte. Dopoi nella philosophia furono preclare Theano moglie di Pithagora, et anche Dama sua figliuola fu di chiaro nome et fama nello esponere le oscurita delle sententie paterne. Similmente Aspasia et Diotima discepole di Socrate: et Lasthenia Mantinea. et Axciothea phliasia, ambedue discepole di Platone. Et finalmente Plotino lauda Gemina, et commenda anche Amphiclea, et Lattantio Themiste. La chiesa christiana si allegra et essalta in santa Caterina: laquale sola et fanciulla auanzò di gran lunga tutta la dottrina de i saui di quel tempo. Et non uoglio che in questo luogo ci esca di memoria Zenobia Regiua, discepola di Longino Philosopho, laquale per la copiosa et candida scientia delle lettere fu chiamata Ephinissa: le cui opere sacrosante Nicomancho le tradusse alla lingua greca. Passiamo all’arte oratoria, et alla poesia. Ecoo che ci si fanno incontro Armesia cognominata Androginea, Hortensia, Lucera, Valeria, Copiola, Sappho, Corinna, Cornificia Romana, et Erinna Telia ouero Tesbia, laquale hebbe il cognome di epigrammista, et appresso di Salustio Sempronia, et appo i iureconsulti Calphurnia. Et se hoggidi alle donne non fusse uietato d’imparar le lettere? già a quest’hora le donne piu eccenllenti d’igegno
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che gli huomini sarebbono guidicate illustri di chiarissima dottrina. Che diremo di questo, che le donne solo per natura propria pare che facilmente uincano i maestri di tutte le discipline? I Grammatici non si uantano di essere artefici del parlar bene; et ciò non l’impariamo noi assai migliormente dalle madri et dalle nutrici, che da essi? La eloquentissima lingua de i Gracchi non fu ella formata et ammaestrata dalla lor madre Cornelia? et a Sile figliuolo di Aripito Re di Scitia non gl’insegnò la lingua Greca Istrina sua madre? Et i fanciulli nati nelle colonnie introdutte appresso le genti istraniere non ritennero eglino il parlare delle madri? Ne per ueruna altra causa Platone et Quintiliano con tanta sollecitudine trattarono dello eleggere idonea nutrice per i bambini; se non affinche la lingua et il sermone del fanciullo si formasse bene et discretamente. Et i Poeti nelle lor ciancie et fauole, et i Loici nella loro litigiosa loquacità non sono uinti dalle donne. Et in nessun luogo è oratore si buono, o si pergetto, che pure a una uil meretrice nel persuadere sia superiore. Quale abbachista sommando falsamente puo ingannare una donna nel pagare il debito? Et qual musico arriua al canto, et alla soauità della uoce di lei? I Philosophi, i Mathematici, gli Astrologi nelle loro indouinationi, et precognitioni le piu fiate non sono essi inferiori alle femine di uilla? et una uecchiarella spesse uolte non supera un dotto medico? Socrate (se douemo dar fede alla testimonianza dell’oracolo d’Apolline sapientissimo
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sopra tutti) essendo già uicchio non si sdegnò d’imparare anchora alcune cose da Aspasia: si come ne anche Apollo theologo non si uergognò di essere ammaestrato da Priscilla. Et se anche si ricerca la prudentia; ci sono in essempio Opi connumerata tra le Dee, Plotina moglie di Traiano, Amalasunta Regina de gli Ostrogoti, Emilia mogliere di Scipione. Allequali ci si aggiugne Delbora donna di Labidoth femina prudentissima: laquale (come si legge ne libri de i Giudici) alquanto tempo giudicò sopra il popolo d’Israele, et per ogni lite che occorreua, i figliuoli d’Israele andauano a lei: laquale similmente, ricusando Barach la battaglia contra gl’inimini, sendo essa eletta Duce dell’essercito hebreo, uccisi et messi in fuga gl’inimici; ne riportò la uittoria. Leggesi anchora nella historia de i Re, Attalia Regina hauer regnato et giudicato in Gierusalemme per ispatio di sette anni. Et Semiramis dopo la morte di Re Nino gouernò i popoli quaranta anni. Et tutte le Candaci Regine di Etiopia regnarono et con prudentia et con sapientia grandissima: dellequali ne è mentione ne gli atti de gli Apostoli: et Iosepho quel fido scrittore dell’antiquita ne racconta cose mirabili. Ci si aggiugne anche Nicaula Regina di Saba, che uenendo da gli ultimi confini della terra per udire la sapientia di Salomone, per testimonianza del Saluatore, ha da condennare tutti gli huomini. Similamente fu una certa Techoite donna sapientissima, che con interrogationi concluse Re Dauit, con oscuro
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parlare gl’insegna, et con l’essempio d’Iddio lo mitiga. Ne in questo luogo si deono preterire Abigail et Bathsaba, che l’una liberò il suo marito dalla ira di Dauit, et dopo la morte del suo sposo diuene Regina et mogliere del Re: l’altra fu madre di Salomone, et prudentemente impetrò il regno al suo figliuolo. Nel ritrouare delle cose habbiamo gli essempi di Isis, di Minerua, et di Nicostrata. Nello acquistare imperio et edificare la città habbiamo Semiramis, che tenne la monarchia di tutta la terra, et anche Didone, et le Amazzoni. Ne i fatti d’arme Tomiri Regina de i Messageti, laquale uinse Ciro monarcha de i Persiani: et anchora Camilla Volsca, et Valisca di Boemia, ambedue Regine. Similmente de gl’Indiani Pande, le Amazzoni, le Candaci, le donne Lennesi, le Phocansi, le Chie, et le Persiane. Leggiamo di molte altre illustrissime donne, lequali con uirtu marauigliosa nella estrema disperatione delle cose restituirono la salute a tutta la loro natione. et fra queste è Iudit, laquale del beato Hieronimo è celebrata con queste parole dicendo. Pigliate la uedoua Iudit essempio di castità, et essaltatela con laude triompahle, et con perpetuo honore: percioche il rimuneratore della castita la fece essempio da poter esser imitato non solo dalle donne; ma anchora da gli huomini: et le concesse tal uirtu, che potesse uincere uno, che da tutti non poteua esser uinto, et superare uno, che non poteua esser superato. Leggemo anchora che una certa sauia donna chiamò Ioab,
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et diedegli nelle sue manu la testa di Siba nimico di Dauit, per conseruare la città Abela, laquale era città principale in Israel. Et un’altra femina gittando un pezzo di pietra di macina dal sommo di una torre; lo auentò nella testa di Abimelech, et spezzogliela, esseguendosi la uendetta di Dio sopra di lui: percioche haueua male operato nel conspetto del Signore, contra il proprio padre, hauendo amazzati settanta fratelli sopra una pietra. Cosi Hester moglie del Re Assuero non solamente liberò il suo popolo da morte bruttissima; ma oltra questo lo adornò di sommo honore. Et assediata Roma da i Volsci, essendo Capitano Gneo Martio Coriolano; la città, che gli huomini con le arme non poteuano difendere, Venturia già uecchia, madre di Coriolano, riprendendo il figluolo, la saluò. Artemisia tolse l’armata a i Rhodiani, che l’haueuano assaltata, et soggiogò la Isola, et nella città di Rodi ui pose una statua, che le facesse un perpetuo fregio d’infamia. Et chi potrebbe a sofficienza lodare quella nobilissima giouane, benche nata di bassa conditione? laquale, nel millesimo quattrocento et uentesimo ottauo anno della salute de i Christiani, essendo occupato il regno di Francia de gl’Inglesi, a guisa di Amazzone pigliate le armi, confucendo lei la prima schiera combattè tanto ualorosamente et con tanta felicità; che abbatuti gl’Inglesi in molte battaglie, restituì al Re di Francia il regno gia perduto: et a perpetua memoria di ciò appresso la terra di Genabo, ilquale lo
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chiamano Orliens, nel ponte che è sopra il fiume Loire, a quella giouane in suo honore le fu posta una statua. Potrei dalle historie cosi antiche come moderne de i Greci, de i Latini, et de i Barbari raccontare donne innumerabili, lequali furono eccellentissime: ma accioche l’opera non diuenisse troppo grande; ho uoluto attendere alla breuità: percioche di esse Plutarcho, Valerio, il Boccaccio, et molti altri ne scrissero. Et per questa cagione è, ch’io delle donne non ne ho parlato molto, et ho taciuto assai cose, come quello che non sono di cotanto ambitiosa natura, che mi presuma di poter abbracciare con si breue sermone le infinite eccellenze et uirtu delle donne: imperoche che sarebbe sofficiente di annouerare le innumerabili lode di esse? dallequali tutto il nostro essere, tutta la conseruatione del genere humano, ilquale altrimenti in poco tempo mancarebbe, tutte le famiglie, et tutte le Republiche dipendono? Laqual cosa chiaramente fu conosciuta dal fondatore di Roma, ilquale, non hauendo femine; non dubbitò fare crudelissima guerra co Sabini per hauer rapite le loro figliuole: percioche egli considerò, che simile imperio tosto sarebbe caduto; se non ci fussero state le donne. Finalmente essendo stato preso il Capitolio da i Sabini, et combattendosi crudelissimamente nel mezzo della piazza a bandiere spiegate, correndo le donne a mettersi in mezzo fra amendue le schiere; cessò la battaglia. alla fine fatta la pace et la confederatione; fecero insieme un’amicitia perpetua:
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onde Romulo pose i nomi di loro alle Curie. Di consentimento de i Romani nelle tauole delle publiche leggi fu notato, che la donna non macinasse; non facesses cocina, ne la moglie dal marito, ne il marito dalla mogliere accettasse in dono cosa alcuna, affin che conoscessero tutti i lor beni essere communi. Et di qui finalmente uenne quella usanza, che coloro che introduceuano la sposa, le commandauano che dicesse, DOVE TV IO. Come dir uolesse doue tu sei Signore; io sono Signora, et doue tu sarai padrone; io sarò padrona. Oltre a cio, dopo che furono discacciati i Re di Roma, essendo Capitano Coriolano Martio, essendosi le legioni de i Volsci accampate cinque miglia lunge dalla città furono riuoltate a dietro dalle donne: per ilqual beneficio fu dedicato un tempio alla Fortuna feminile: et ancho per deliberatione de Senato furono loro conceduti priuileggi di grande honore et dignita: iquali sono, che elle nella strada uadino nel luogo piu degno, et dipoi, che ciascuno huomo leuandosi in piedi le honori et dia luogo. Et piu, a loro sono concedute le uesti di porpora con i fregi dorati, il portare adosso et a gli orecchi gli ornamenti di pietre pretiose, gli annelli, et le collane. Et gl’Imperadori, che dipoi successero; per leggi ordinorono; tutta uolta che in luogo alcuno si facesse statuto, ilquale uietasse il portar certe uesti et ornamenti; che sotto quello non s’intendano essere le donne. Et fu loro anche donato il succedere nell heredita,
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et ne i beni. Similente fu dalle leggi permesso, che i funerali delle donne con publiche laudi fussero celebrati, come quelli de gli huomini illustri: percioche douendosi mandare un presente ad Apolline Delphico per il uoto fatto da Camillo, ne essendo in Roma tanto oro; le donne di propria uolontà diedero gli ornamenti della lor persona. Et nella guerra che Ciro fece contra Astiage, sendo messe in fuga le genti Persiane, dalla correttione delle donne furono riprese et di nuouo risospinte alla battaglia, et cosi hebbero gloriosa uittoria. Et per cotale egregio fatto Ciro fece una legge, che i Re di Persia, douendo entrare nella città; pagassero a ciascuna donna una moneta d’oro. Et anche Alessandro Madedone essendo entrato due uolte in quella città; due uolte fece distribuire cotal moneta: et dipoi commandò che il dono si radoppiasse alle grauide. Et cosi da quegli antichi Re et de i Persiani, et de i Romani (dico dalla prima origine della città et imperio di Roma) le donne hebbero sempre priuileggi di ogni sorte di honore. Ne meno furono riuerite da gl’Imperadori: et perciò l’Imperadore Giustiniano anche nel constituire le leggi istimò esser ben fatto chiamarui la mogliere, et dimandarle consiglio. Et altroue la legge dice, che la moglie nell’honore meritamente risplende, accioche conosca il suo splendore, che quanto è honorato il marito, tanto sia anche la mogliere. In questo modo la moglie dell’Imperadore è detta Imperatrice, quella del Re Regina, quella
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del Principe Principessa, et chiamasi illustre di qualunche conditione ella sia nata. Et Vlpiano dice, Il Principe, cioè l’Imperadore non, è soggetto alle leggi: ma l’Augusta, che è mogliere del Principe, tutto che ella dalle leggi non sia libera; nondimeno egli le ha conferito i medesimi priuileggi, che ha la sua Maesta. Et di quei è, che alle donne illustri è permesso, che siano giudici et arbitre, et che possano inuestire et essere inuestite del Feudo, et fra i uasalli determinare quel che sia di giustitia. A questo proposito fa, che la donna puote hauere serui particolari come l’huomo, et anche giudicare fra i forestieri. Similmente hanno potesta le donne di mettere il nome alla famiglia, di mauiera che i figlioli siano denominati dalla madre, et non dal padre: hanno anchora circa le doti gran priuileggi, espressi quà et là in diuersi luoghi nel corpo della ragion ciuile, doue anche è uietato, che una donna di honesta uita et fama si debbia incarcerare; anzi il giudice che comanderà che ella sia messa in prigione; è punito di pena capitale. Ma se fusse tenuta sospetta di qualche delitto; sia rinchiusa in un monastero, ouero sia data alle donne che la impregionino. percioche secondo la legge è di miglior conditione la femina, che l’huomo: et ancho perche in una medesima sorte di delitto è molto piu graue riputata la colpa di lui, che di lei: perciò esso trouato in adulterio è punito nella testa; ma essa uien solamente castigato co’l metterla in un monastero. Azone nella
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somma che fa sopra il titolo al Senatusconsulto Velleiano, et lo Speculatore nel trattato delle renuntiationi raccoglie insieme assai pui priuileggi. Similemente queglie antichi Legislatori, et fondatori di Republica, huomini per sapientia et scienza graui et prudentissimi, Licurgo dico et Platone, conoscendo da gl’intimi secreti della philosophia, che ne per eccellenza di animo, ne per forza di corpo, ne per degnita di natura le donne sono inferiori a gli huomini, ma parimenti atte in ogni cosa; determinarono che nella lutta, et in tutti glialtri essercitii, elleno insieme con gli huomini si essertassero, et anchora in cioche si appartiene all’arte della guerra, nel tirar con l’arco con la fromba, co i sassi, nel combatter con le armi a piede et a cauallo, nello accamparsi, nell’ordinare le schiere, nel condurre l’essercito, et per dir brieuemente, permesso che tutte le arti fussero essercitate parimente da gli huomini et dalle donne. Leggiamo li scrittori delle antiquità degni di fede, et trouaermo in Getulia, in Battri, in Galatia essere stata usanza, che gli huomini si dessero alla delicatezza, et che le donne coltiuassero i campi, edificassero, negotiassero, caualcassero, combattessero, et facessero l’altre cose, lequali appresso di noi hoggidi gli huomoni le fanno. Appo i Cantabri i maschi dauano la dote alle femine: le sorelle haueuano cura di dar moglie a i fratelli, et le filgiuole erano costituite heredi. Appresso li Sciti,
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i Traci, et i Francesi gli uffici erano comuni alle donne et a gli huomini; et trattando della guerra, et della pace, ne i giuditii, et nelle deliberationi ci si introduceuano le donne. Ilche lo dimonstra il patto de i Celti popoli della Gallia con Annibale fatto con tali parole. SE ALCVNO de i Celti si lamenta, che gli sia fatto ingiuria da qualch’uno de i Carthaginesi; di simil causa siane giudice il Senato di Cathagine, ouero i Capitani che saranno in Ispagna. Se uerruno Carthaginese sarà ingiuriato da alcuno de i Celti. Ma contra la diuina giustitia, et contra gli ordini della natura, essendo superiore la licentiosa tirannia de gli huomini; la liberta data alle donne è loro dalle inique leggi interdetta, dalla consuetudine et dall’uso impedita, et dalla educatione totalmente estinta: percioche la femina subito che è nata da i primi anni è nell’otio tenuta in casa: et quasi che ella non sia atta a piu alto negotio; niente altro le è permesso comprendere ne imaginare senon l’ago il filo. mentre poi sarà giunta a gli anni atti al matrimonio; è data nelle forze della gelosia del marito; ouero è rinchiusa nella perpetua prigione d’un monastero di monache. Tutti gli uffici publichi le sono dalle leggi prohibiti. non le è conceduto auocare in giuditio, anchora che ella sia prudentissima. oltra questo nel giudicare, nel gli arbitrati, nell’adottione, nella intercessione, nella procura, nella tutela, nella cura, nelle cause criminali,
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et testamentali non è accettata: similmente le è uietato predicare la parola d’Iddio. Ilche manifestamente è contra la scrittura, mediante laquale lo spirito santo promise a loro dicendo per bocca di Ioele, et prophetezzeranno le uostre figliuole. Al qual modo anche nel tempo de gli Apostoli insegnauano publicamente: si come è noto di Anna di Simeone, delle figliuole di Philippo, et di Priscilla di Aquila. Ma è tanta la malignità de i nuoui legislatori, iquali hanno annullato il precetto d’Iddio per i loro commandamenti; che hanno detto, le donne altramente per naturale eccellenza et degnita nobilissime, essere di conditione piu uili che tutti gli huomini. Con queste leggi adunque le donne quasi in guerra uinta da glihuomini sono forzate di sottomettersi a i uincitori: non che ciò lo faccia ne naturale, ne diuina alcuna necessita ne ragione; ma la consietudine, lo essere cosi alleuate, la fortuna, et una certa occasione tirannica. Et sono alcuni che dalla religione si hanno pigliato auttorita contra le donne, et dalle sacre lettere prouano la loro tirannide, iquali di continuo allegano quella maladittione di Eua. Sarai sotto la potestà dell’huomo, et egli ti signoreggerà. Et se si risponde loro che Christo tolse uia la maladittione; di nuouo mi opporranno il medesimo per i detti di Pietro, alquale si accosta Paolo dicendo. Le donne siano suddite a gli huomini, et le donne tacciano nella chiesa. Ma colui, che conoscerà i varii modi, et gli affetti della scrittura; facilmente uedrà queste cose non
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ripugnare senno leggiermente nella superficia: percioche nella chiesa è un ordine tale, che gli huomini nello amministrare siano preposti alle donne, come i Giudei a i Greci nella promissione nondimeno Iddio non è accettator di persone: perche in Christo non ci è ne maschio ne femina, ma la nuoua creatura: anzi a gli huomini per la durezza del lor core sono permesse alcune cose contra le donne, si come a gli Hebrei già furono concessi i repudi, iquali perciò non offendono la degnità delle donne: anzi mancando et errando gli huomini, elleno a uituperio di essi hanno la potestà del giudicare, et la Regina di Saba ha da giudicare quegli di Gierusalemme. Coloro adunque, che giustificati per fede sono fatti figliuoli di Abraham, figliuoli dico della promissione; soggiaceno alla donna, et sono obligati et sottoposti al precetto d’Iddio dicente ad Abraham, Ascolta et ubbidisci la uoce di Sara in tutte quelle cose, che ella ti dice. Hora finalmente, riducendo le molte parole in una, habbiamo dimostrato la somma eccellentia del sesso feminile, dal nome, dall’ordine, dal luogo, dalla materia, et che degnità habbia hauuto la donna sopra l’huomo: dipoi dalla religione, dalla natura dalle humane leggo, et anche confusamente da uarie auttorità, ragioni et essempi. nondimeno non hauemo detto tante cose; che non habbiamo lasciato da dirne anchora infinite. percioche non sono uenuto a scriuere mosso dall’ambitione, ouero dalla laude di me medesimo, ma dal douere et dalla
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verità: accioche se io tacessi; non paia che come sacrilego con una certa empia taciturnità io tolga al sesso tanto diuoto le sue douute laudi, quasi sotterando il talento datomi a serbare. Ma se alcuno piu di me curioso et diligente trouerà qualche ragione pretermessa da noi, laquale egli istime, che sia da confermare questa opera nostra; crederò non di essere ripreso da lui, ma di essere aiutato, inquanto co’l suo ingegno et dottrina renderà megliore questa nostra buona fatica. Et affin che l’opera non cresca in troppo grande uolume; qui sarà il suo fine.
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ORATIONE DI M. ALESSANDRO
PICCOLOMINI IN LODE DELLE DONNE IN SIENA
À GLI INTRONATI
SE NON fosse cosa à uoi piu parauentura gioueuole Intronati il aprlar’ hoggi in lode delle donne per mostrarui la uera uia di andare al Cielo, laquale è riposte nella riuerenza et quasi ueneratione, che doiuamo hauer loro, come à uero pegno di Iddio datoci per fede et testimonio della uera bellezza, et beatudine, dallaqual uia ui ueggio homai troppo smarriti: et se parimente non fosse piu questo medesimo à me necessario per acquistar quanto ad un’mortal si conuiene la gratia d’esse, laquale per colpa non sò di chi, ma forse d’alcun di uoi m’è impedita; che egli si fosse encessaria appresso di coloro, iquali illuminate da un uero raggio di ragione, conoscono l’eccellenza et diuinità delle donne, et conoscendola si beeno una certa contentezza, che gli fa felicissimi; certo è, che superflua sarebbe hoggi et uana la mia fatica; imperoche dicendo tutto quell che si potesse dire, ò pensare delle uertute, et bei costume loro (anchor che bastasse di souerchio à farui beati in considerarlo) non basterebbe ad arriuar’ in una
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Minima particella all’eccellenza d’esse, et à quello che meritano ne sia detto. Ma percioche io per le parole, laquali molte uolte ho intese da uoi, ui giudico priui di questa gran consolation, ch’io dico che si troua nel la contemplation delle donne, mosso quasi à compassione per ueder s’io posso fare, che le mie parole hoggi, non uò dire per loro medesime, che son priue d’ogni eloquenza et dolcezza, ma per il nobile soggetto loro, ui rendano in qualche parte libera la ragione dalli uani affetti, che ue la tengano offuscata, di maniera che possiate conoscere un non so che, diuinissimo, che è in esse, et insimemente per far chiaro à tutto’l mondo qual sia stata et sia per essere sempre in uerso loro la mente mia; Ho pensato hoggi intorno alla dignità loro far parole in questo luogo: lequali quanto per me si possa ui dimostrino la gentilezza, la humanità; la cortesia; la grandezza dell’animo, et l’altre singular uertù, lequali adornate d’un’estrema bellezza, et diuina gratia, temperate da una quanto si conuiene graue honestà, et guidate finalmente da una piu che mortal sauiezza, che lo gouerna, fanno in esse donne un si dolce et uertuoso concento, et cosi bella l’anima loro, che nessuna cosa potria portare piu di dolcezza et consolatione à che de gli huomini le conoscesse, che l’adorarle. Et se io ciò facendo m’accorgerò, che punto ui sia di giouamento cagione, certo è che senza misura (perche io u’amo) n’haurò piacere, et con questa consolatione ammorzarò in parte il fastidio, che è per
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seguirmi dal castigo di coloro, iquali mi riprenderanno, che troppo prosuntuosamente habbia fattto parole intorno à cosi alto, et nobile suggetto, quanto sono le donne; uertù delle quali (à chi non si lascia acciecare dale passioni) gliè cosa manifest ache son senza fine; piu tosto doueremo tacendo considerarle, che se pur parliamo finir mai di parlarne; ma auanti ch’io dia principio, accio ch’io non mi metta in cosi spatioso et largo mare cosi disarmato, com’io mi trouo d’ogni gouerno, senza il fauor di chi è cagione et gouernatore d’ogni cosa, non mancherò di pregarlo, che con l’aiuto suo mi uenghin parole degne d’esser’ intese da esse donne, se egli auuiene mai, che referite gli sieno, et che in tutte quelle cose ch’io dirò si conosca dentro affettione, et uerità, et che tanto le mie parole sieno lontane da ogni spetie di adulation, quanto sono di lungi dalla necessità di adulare. Et se io hoggi Intronati, cercherò mostrarui essere le donne in qual si uoglia cosa uirtuosa, molto piu eccellenti de gli huomini, non solamente non ui hauete di isdegnare, pensando ch’io ui auuilisca, ma sommamente ui hauete da gloriare, considerando, ch’io sopra modo ui esalti, mettendoui in comparatione con cosa à cui uguale non si puo essere come auuerrebbe se si facesse comparatione d’un particular gentil’huomo, dicendo ch’egli fosse di minor’ auttorità, et istimatione che lo Imperadore.
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Aggiungete adunque Intronati alla dignità uostra, ch’io hoggi ui faccia conoscere molto meno nobili delle donne, et massimamente che uoi ueder potete quanto dalla natura, et da Dio sieno fauorite, ilquale non le creo à caso (come alcuni che parlasseno à caso direbbono) ma molto pensatamente, et di necessità; et in ogni cosa molto piu perfette che l’huomo. Et che sia uero se noi uogliamo considerare à quell di che la natura è piu desiderosa, che è la conseruatione del la spetie humana, noi conosceremo ne la donna, ne l’huomo per se stesso essere perfetto, ma tanto la donna approssimarsi piu alla perfettione, quanto che piu si opera per essa conseruatione, percioche non solamente di opera nel generare, ma nel partorire, nel allattare, nel nutrire, come è manifesta. Et se la donna per hauer manco calidità che l’huomo, perche è piu uicina al temperamento del freddo et del caldo, non sarà cosi robusta, et forte di corpo, è perche Iddio l’hà formate cosi belle. molli, et delicate, per farle com’una imagine della sua bellezza, accioche gli huomini infiammati da quella le seruisseno, adorassonle, et le obbedisseno, à iquali per far questo bisognauano le forze, doue che à esse per essere osseruate non faceano di mestieri, come che hora assai necessarie li fusseno, per difendersi dalli strati et ingiurie, che gli huomini gli hanno usate quelle forse che per obbedirle furon date loro da Dio, in subbiugarle facendo legge, et statute contra d’esse et togliendole quella libertà che non men che a gli huomini fu lor concessa.
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Ma non resta per questo in tal seruitù, in qual noi l’hauiamo poste, che non habbiano, esse donne spesse siate mostrato, et non mostrino tutto’l giorno di quanto piu bell’animo, et ornato di piu uertù sien dotate che gli huomini, fra lequali uertù (percioche rarissima si troua la continenza, ouero fortezza d’animo, che è riposta nel uincer se stesso) se noi crederemo quell che tutti i philosophi uogliono che le donne che se ne sia la cagione, siano piu inclinate naturalmente à gli appetite che gli huomini, noi diremo anchor ache elle siano parimente piu continenti uincendo con la ragione essi appettiti per non imbrattarsi di quell ache gli huoini hanno uoluto che à loro istessi sia Gloria, et à esse macchia da non spegnersi mai; et che piu è, oltre ch’elleno (com’io u’hò detto) siano piu inchinate alla impudica uita, e sono anchora con tanti preghi cosi stimulate note et giorno da infiniti innamorati che mai dattorno non se gli partono, ch’uno scoglio si mouerebbe; nondimanco con fortissimo animo come diamanti stanno contro di quello salde et costanti, Et questo sia il uero, s’io fossi qui per raccontarui historie ue ne darei infiniti essempi, et antichi et moderni. Ma che bisognano? Voi medesimi Intronati ne potete far chiarissimo testimonio, percioche, se uoi non uorrete far come quelli, iquali hauendo seruita una donna Quattro giorni, et Dios a come, parendole per questo meritare ch’ella sig li habbia à gettar dietro, truouandosi poi niente hauer fatto, ogni ingegno pongano in truouar
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modo et uia di uituperarle, uantandosi de cose, che non le fecior mai; so certo che direte per proua le donne, che hauete amate, restar constantissime et salde contro ogni uostra preghiera, che honesta non sia; non parlo delle publiche, et impudiche, lequali, come che difender si potessero, non intendendo io hoggi sotto cosi sacro nome di donna comprendere. Che direm noi dell’alta sauiezza, et prudenza loro? non la faren’noi maggior, ch’à gli huomini non è? percioche si uogliamo parlar con ragione, noi diremo che egli huomini per la souerchia caldezza si lasciano cadere ne i subbiti auuenimenti dell’ira, contrarii in tutto alla prudenza, et tal uolta escon’ per troppa colera cosi de loro istessi, che non possono consigliatamente et con saggio discorso far cosa alcuna, doue le donne per la frigidezza, che le fa men tumultuose, et piu quiete nel considerare, et per la sottigliezza de i loro spiriti, che meglio penetra alla uirtu intellettiua, hanno in se uno temperamento cosi ben condito, che non sarebbe caso a cui e non sappessero trouar partito; et che a cotal ragione corrispondino gli effetto (oltre infiniti essempi si son uisti, et ueggionsi tutto’l giorno di donne che maturamente et con gran consiglio hanno tenuti stati et principati et hoggi tengano) a questo si puo solamente conoscere, che nel conseruare le facultà et le cose acquistate dai mariti loro (ilche si fa con molto maggior uertù che l’acuistarle, come ben disse Agostino uerso di Alessandro Magno, che hauendo egli acquistato il mondo, gli metteua
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pensiero l’hauerlo à regger tranquillamente) molto piu si uede che uaglieno le donne, che gli huomini, senza che se si guardano i palazzi de grandi doue non sien donne; et quelle case che si reggono per le man di esse assai apertamente conoscerassi la prudenza e’l ualor loro; et chi non sa che se gli huomini male gouernano una casa, molto peggiormente sapranno reggere una republica, et però gli dubitera che le donne non reggesseno con assai maggior discorso et guidicio una città, ò un’imperio? certo nessuno; s’eglino (come giustissima cosa sarebbe glielo concedesseno usando secondo il parer d’esse la gagliardezza, che per obbedire gli fu data loro; L’una cosa fa souuenirmi dell’altra, percioche si come le donne di prudenza trapassano gli huomini, cosi parimente l’amore et la affettione è in esse maggiore come dice Aristotele, che la matura ha dato al piu prudente sesso la cura de figliuoli, che è opera di singular’ amore; et che’l sia il uero, non si uede tutto’l giorno con quanto piu amor le donne riuerischino Iddio, con quanta maggior tenerezza amino i lor fratelli, figliuoli, et con quanta piu carità soccorrino i miseri, che gli huomini non fanno? Che parole truouero io per isprimere l’amor che portano à i mariti? Racconteroui infinite historie che mi uengono alla mente di donne, che per la salute de i mariti loro, ò per non uiuer dopo quelli, si sono poste à infiniti pericoli et morte, doue che nessuno essempio mi souuiene dell’amore de mariti uerso le moglie? Certo non farò, che questo
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non è mio proposito, dirò bene che continuamente uediamo che le donne per non uiolare la fede et l’amor c’hanno à i lor mariti, et per non far cosa che à quelli possa dispiacere, restano saldissime contro ogni persuasione, doue che nessuno huomo è che per qual si uoglia altra donna si curasse di dispiacer alla sua moglie; laqual cosa dimostra chiarissimamente ch’esso non l’ama, percioche proprio segno d’amore è il compiacere in tutte le cose la cosa amata. Ma perche non si potranno trouar tante uertu insieme che se ui fusse fra loro quel uitio di superbia non rimanessero offuscate et uinte, se noi guarderemo con sano occhio nell’animo loro, ui ritroueremo in luogo di quella, tanta humanita, gentilezza, et cortesia, che perfettissime ne rimangano, et perche’ uogliamo noi che le donne insupernischino? che la superbia nasce da un desiderio di diuenir maggiore, et di acquistar istimatione, che cosa di maggior eccellenza puo essere desiderata da loro, che esser tali, quali esse sono? certo nessuna. Humanissime adunque et gentili sono le donne intronati, non inuidiose, et maladicente come la maggior parte de gli huomini, liquali in tutti i lor ragionamenti, et operationi accompagnano quella lor tenerezza molle et dilicata, et piena di dolcezza con tanta gratia et bei costumi pieni d’honestà, et piaceuolezza, che cosi aggratiatamente fanno quello si conuiene, che è forza che acquistino la gratia di chiunque l’ode, et le uede, ò per meglio si oblighino tutto’l mondo. Ma che diren’ noi della corporal bellezza? perferen’ forse d’esserle
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se d’esserle superiori? ah non credo, però che uoi non conosciate che nessuno huomo fù mai nelqual fosse una maestà, et quasi riuerenza, che è in esse congiunta con una uenustà, con una attrattione piena di desiderio: piena di amore: con un diletteuole aspetto et pieno d’una certa semplicita, et di un non so che gentile et gratioso, che u’è dentro, con una morbida candidezza, et uiuacita de carni, che nel fanno chiaro testimonio della pura et diuina bellezza, et di quel glorioso animo, che dentro ui si contempla. Ma à colui fra uoi uoglio rispondere. Intronati, ilqual per non hauer forse potuto hauer da qualche donna quel che ei troppo ingordamente desideraua, la doue piu cara essere gli dourebbe, gli porta odio, et per questo sforzandosi di uituperarle spesse uolte suol dire che le donne sono cagione della ruina et assai uolte della morte d’infiniti gioueni, iquali amandole spendeno tutto il meglior tempo loro in andarle dattorno, in pregarle, in trouar modo di parlarle; in gettar danari per lor cagione, et in molte altre uanità, talmente che poi negli anni trouandosi hauere speso il tempo, la robba, et l’honore, et ogni cosa, uiueno miserissimi, et pure almeno hauessero hauuto qualche frutto ò diletto delle donne loro; ma i meschini il piu delle uolte per la tanta crudenta d’esse donne, quasi disperati si muoiono, ò se non moiano uita infelicissima menano; A questi brieuemente rispondero, che non le donne ma eglino istessi si sono della lor miseria cagione, eprcioche che colpa è delle donne se altri desiderando
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quel che impossibile è che le sia concesso uiue sfortunato? Voi direte forse assai è la lor colpa, se la bellezza loro è cagione di quel male; Hor’io non uoglio rispondere, che la colpadourebbe essere adunque di Iddio, ilquale gli ha data questa belleza; Ma dico che non la lor bellezza, anci le uoglie sconueneuoli di quelli, iquali troppo ingordamente la desiderano ne è cagione, percioche se essi non desiderassero piu oltre quella bellezza, non cercherebbono cosa che per fruirla la non faccia di mestieri: laqual non con altro di puo fruire, che con gliocchi, con lo odito, et con la mente, come uoi sapete che uogliono i uostri Platonici, La onde se essi si innamoreranno solamente di quella bellezza et quella solamente desideranno, gli prometto io che le donne amate da loro, per la pietà che sempre nelle donne è grandissima, gli renderanno il cambio di quel dolcissimo loro amore, et di questo essi come amanti gentili contentansodi, et da quella bellezza che e fruiranno infiammati ad ogni uitruosa operatione si daranno, talche felicissimi istimati meneranno gli anno loro, laqual felicità qua giuso in altro non è risposta, che nella contemplatione delle donne, si come in cielo è riposta nella uisione di Dio. In uqno adunque si affatica chi per altro mezzo cerca trouar contentezza che sia durabile. Senza le donne non si puo contento, o sodisfattione alcuna in questa uita sentire, laquale senza esse saria rozza, et priua d’ogni gentilezza. Le donne ci infiammano à cosi alte et honoreuoli; ci aguzzano
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lo ingegno; ci spegneno ogni uile et basso pensiero; ci tolgono affanno et miseria, et in lor luogo ci danno diletto et contentezza; Et in somma ne sono di bene sempre cagione; et che elle non siano di alcun uitio macchiate à questo si puo conoscere, che coloro, iquali piu da sdegno accesi, che consigliati cercano sempre di uituperarle, per il maggior uitio che gli si possin trouare, dicono che se non fosse il timore della uergogna, et la paura de mariti, et di altri, non si ritrouerla donna pudica; eglino istessi non si accorgendo gli accrescon lode ponendo in compagnia della loro honestà un’altra rarissima uertù et di gran pregio, laqual’è il timore dell’infamia; che pochi sono quelli fra gli huomini, iquali non ponessero inanzi ogni loro appetito, non uo dire di cose lasciue, poi ch’egli hanno troppo ingiustamente ordinato et per legge constituito, che questo non sia loro à uergogna, ma di altre sceleratezza quanto si uoglino à essi uituperose, ad ogni timor di uergogna, ò disio di gloria; et quando e dicano queste perfide lingue, che le donne per paura si ritengono dal peccare, dico che è falsissimo, percioche noi ueggiamo una donna, che quanto piu gli è concessa libertà dal marito, per laqual possi far quel che uoglia, tanto piu si fa conoscere saggia, casta, et perfetta. Hor non si lascino adunque gli huomini così trasportare dalle uane pene delli loro illeciti desiderii, et ingannare dallo ingordo et afrenato appetito, che senza un conueneuol rispetto et una douuta riuerenza paralr mai delle donne,
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anzi dalla ragione indirizzati, conoschino quanto essi gli auanzino di bellezza, di bei costumi, di insegno, di bontà, di giudicio, di sapere, di uenustà, et di tant’altre uertuose conditioni, quante io hoggi ui hò mostrate, et conoscendole superiori, le honorino, riuerischino, et con ogni sforzo le esaltino, non perche ad esse faccia mestieri di esser esaltate, lequali per loro medesime si esaltano tacendo ma lo faccino per sodisfare à quel che deono, et quelli iquali per adietro accecati hanno poco sauiamente in biasmo delle donne parlato, rauuegghinsi horamai, et pentendosene non restino mai di parlarne in lode, et cosi racquisteranno la persa luce, come fece Stesichoro poeta, ilqual per hauer uituperata ne suoi uersi Helena, era cieco diuenuto, et conoscendo la cagione della sua cecità, (laqual non conobbe Homero caduto parimente in quel medesimo errore) mandò fuori una Palidonia, cioè, un poema in contrario, in lode di essa Helena, et cosi racquistò la luce; Questo medesimo, Intronati, auuerra à uoi: correggiete adunque le uostre parole, et cosi uscirete della decità nella quale sete stati inuolti. Rendasi per le mie aprole hoggi à gli huomini la uera luce della ragione, della quale guidati in ogni luogo riuerischino le donne: et s’egli auuiene ch’essi si abbattino à sentir mai parlarne manco di quello che si conuiene, con ogni diligenza, et con la uita, doue bisogno, diffendino la uerità, et massimamente quando conoschino qualche donna essere calunniata di poca honesta;
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Et noi maggiormente facciamolo ò Intronati, che uiuiamo continuamente fra donne, lequali dirò solamente, poi che piu non mi si conuiene che di nobilta, di prudenza, di altezza d’animo, et d’ogni altra uertu non son posto inferiori à qual’altre siano fra lequali un drapelletto se ne elleggerebbe cosi nobile et perfetto, che con nessuno altro essempio di poteua Iddio dimostrare, quanta fosse la sua potenza et grandezza, che con l’hauer creato un tal numero di onne, ciascuna dellequali, et tutte insieme, fanno cosi gliriosa et bella questa città, quanto noi cel uediamo et sono tali finalmente, che se io mi pensassi, che altrettando di bello et gentil fosse nel cielo rimasto, ò per dir meglio che questo medesimo hauesse da ritruarsi per goderuisi la immortalità, ad ogni piu cruda spetie di martirio mi sottoporrei per miritar perpetua quella beata contemplatione, laquale per pensar io hora alla mortalità non posso compiutamente godere; nel qual drapello di donne, qual fino oro, fra finissimo argento riluce quell’honorato spirto di colei in honor dellaquale ciascuno si dee guardar di dir cosa, che d’altra che di lei dir non si possa; la cui eccellenza è tanta che piu degno premio, o piu suaue guiderdon non si potria desiderare non seruirla et adorarla, che il seruirla, et adorarla istesso, nelle uertu dellaquale s’io trouassi parole che potesseno isprimere il mio concetto, et quel ch’io ne conosco, iom’appresserei forse tanto à quel che dir si potrebbe, che uoi non ui haureste à marauigliare piu di bellezza, et di honesta di
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donna, et mostraruela tale d’ingegno di gratia, consiglio, et di grauezza, che nessuno non che di mirarla, ma pur di hauerle inuidia ardirenne giamai. Ma perche alle eccellentissime uertu sue ingiuria si farebbe à parlarne cosi parcamente come saria forza à chi le parole non corrispondesseno à i concetti, lasciandole da parte solamente dirò, ch’essa è tale, ch’impossibil cosa sarebbe il desiderarla cosi perfetta, se primamente non si uedesse; nella cui contemplatione, et uisione quantunque continua fosse, ne la marauiglia in parte mancherebbe, ne diminuirebbe punto la felicità, che nel ueder cosi honorato corpo, et contemplare cosi gloriosa anima si gustasse. Consideriamo adunque Intronato, et da quella, et dall’altra quanta sia l’eccellenza et nobilta delledonne, et quasi imagini di esso Iddio riueriamole, amiamole, ponendo il fine de nostri desiderii in fruir con gliocchi quel folgore di diuinita, che in esse risplende, et in contemplar con la mente quella conuenienza di uertu, di bei costumi, che fanno glorioso, et bello l’animo loro, et cosi mi rendo certo che non mi sarà negato il uero premio, et dolce frutto che si conuiene ad un perfetto amore, che è l’essere amato, perioche qual cosa puo lasciar à noi mortali piu grata et soaue, che da belle, et nobili donne, quanto ricerca l’honestà loro, essere amate? certamente nessuna. Questo è quello Amore, che nato dal desiderio della bellezza laquale solamente (come io u’ho detto) con gli occhi, con l’odito, et con la mente si puo desiderare, et è cagione, et radice
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di tutte quelle cose, che honore et diletto ci apportano, egli ci toglie ogni rossezza, et aguzzaci l’ingegno, ci ammorza ogni uiltà, indirizzaci à cose alte et magnanime, come uero causato di mansuetudine origine; et principio d’ogni bene, e stirpatore di crudelta, donatore de beniuolenza et di pace, apprezzato da i piu saui, gioueuole à tutti, et gouernatore ottimo et dolcissimo del cielo et del mondo, ilquale noi come unico, et perpetuo conseuatore nostro doueremmo humilissimamente riceuere; laqual cosa non possiamo fare, se noi non amiamo, et honoriamo le donne, come quelle d’alta bellezza, dellequali ci nasce il desiderio di possederla, che è esso Amore. HOnoriamole adunque Intronati, honoriamole, et scolpiamoci nell’animo la bella imagine di esse, talmente che in esso nostro animo quasi in uno specchio riluca, et cosi esse dentro in noi riconoscendosi epr l’humanità lor (che è uertu molto propria delle donne) non mancheranno parimente di amar noi uero premio de i cortesi innamorati, et in questo modo ci beueremo una contentezza, et una soauita, che ci sarà di felice beatitudine cagione.
IL FINE.
IN VINEGIA APPRESSO
GABIRLE GIOLITO
DE FERRARI.
M D X L V